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SITO CARDATLETICA

martedì 28 ottobre 2014

W Zio Enea!

Avremmo potuto parlarvi dei suoi successi sportivi… avremmo potuto parlarvi dei progetti futuri della squadra di cui è presidente.. insomma, avremmo potuto stupirvi con effetti speciali ma….

Per una volta abbiamo scelto di parlare non di Zampini ma di.. Zio Enea!

Ecco.. ci è giunta voce che in pista d’atletica ci sia un tal zio Enea?
Sì, alcuni dei piccoli, dai 6 ai 9 anni, mi chiamano zio, anche se sono figlio unico. Io ho figli di amici
anzi figli di amici amici, che fanno il corso dei piccoli e loro mi chiamano, praticamente da sempre, zio.  Questo ha fatto si che a loro volta gli altri bambini, sentendoli, abbiano iniziato a chiamarmi zio.
Questo non può che farmi felice ed orgoglioso, in quanto penso che un bambino lo "zio" non te lo regala e non te lo dice con secondi fini. Mi spiego, se ti chiama zio è perchè in quel momento tu potresti essere suo zio, quello che lo fa divertire e star bene.


Che bello! E tu cosa fai per farli divertire e stare bene? Perchè hai obiettivi sportivi, non fai lo zio del giorno di festa!
Certo che no! I bambini si divertono e fanno atletica con obiettivi ben precisi, ma se non si divertono non la fanno, mentre se si divertono si spremono molto più dei master.

Mi fai degli esempi di "spremitura"?
Stà proprio all'istruttore far sì che lavorino ludicamente ma con fini atletici.. Ad esempio....
se gli dici di correre, parlo dei piccoli, dopo 30 secondi quasi tutti camminano, se invece fai un inseguimento ad eliminazione in cui tu devi raggiungerli o fai una serie di staffette, sono loro a spremere te!


Oddio.. in effetti le energie che un bambino ha per giocare sono infinite...E con quelli più grandicelli? Con loro come funziona?

Ogni età ha obiettivi e stimoli diversi. Ad esempio, a un piccolo insegni rapidità, equilibrio e coordinazione in poche sedute. A un ragazzo, per raggiungere lo stesso livello, serve almeno il triplo del tempo, ma su un ragazzo puoi iniziare a lavorare su altri fattori come la tecnica, la forza e la testa. Son tutte cose che, come l'andare in bici, una volta imparate ti rimangono per tutta la vita. Il tutto sempre divertendosi, in modo più serio, da più grandi.
Perchè  divertimento, soddisfazione e benessere in genere sono la costante che devono condividere esordienti, ultramaster e professionisti, chiaramente ognuno a suo modo e per le proprie capacità.


Un bell'investimento sul futuro quindi ... Tu hai iniziato a correre da bambino, cosa ti porti nelle tue gare di quel periodo?
Si, io ho iniziato a correre a 9 anni, e quello che l'atletica mi ha insegnato e plasmato addosso mi ha accompagnato anche nel lungo periodo in cui non l'ho praticata.
Dai, in che senso? Puoi fare degli esempi di quanto hai ripreso di quel periodo, soprattutto come istruttore?
Mi ha insegnato tante cose, la principale è che, si puoi essere portato per una cosa, ma se la vuoi veramente quella cosa, te la devi guadagnare, il che non vuol dire che non devi farlo divertendoti!
 Da istruttore, di qual periodo, posso dire che tanto devo agli allenatori che ho avuto da ragazzo. E di avere avuto molta fortuna d'essere una promessa giovanile e di correre a Ferrara nel periodo d'oro del fondo e mezzofondo Italiano. Di essere stato allenato da Lenzi (allora responsabile tecnico dell'atletica Italiana) proprio nel periodo in cui allenava Pizzolato vincente a New York, per poi passare a Massimo Magnani (l'attuale Responsabile tecnico della Nazionale Italiana di Atletica). Da loro ho imparato soprattutto la serietà con la quale si devono affrontare le cose per ottenere quel che si vuole.


PS Il bambino delle foto ha una faccia conosciuta, vero?  


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