IL 30 OTTOBRE 2013, sto pedalando sulla ciclabile del Tevere. Rallento, mi fermo, la mia MTB si piega dolcemente di lato e io tocco terra col gomito. Una banale caduta che mi frattura della testa dell'omero, richiedendo un’operazione per l’inserimento di due viti. E soprattutto il verdetto dei medici: "Il gomito non torna mai a posto. Il gomito è la tomba dell'ortopedico, del chirurgo e del fisioterapista". Sono attonita e terrorizzata, è tutto successo troppo in fretta e troppo male. Solo un'infermiera mi sorride: “Lei è una sportiva, avrà la tenacia per rimettere il gomito a posto ". Ripenso agli anni di pratica dello yoga, il mio modo di vivere corpo e mente con rispetto e determinazione, nella ricerca di un miglioramento continuo. Con fatica, scelgo di "pensare al gomito guarito" e tengo attive spalla, mano, dita, le poche parti libere dal gesso.
UN MESE DOPO L'INCIDENTE, tolgo il gesso: il braccio è bloccato ad angolo retto, si muove pochissimo. Decido di segnare sul muro i progressi e inizio la fisioterapia. A casa rifaccio i movimenti, accompagnando il braccio col respiro. Massaggio il gomito con olio all’arnica, quasi ci parlo... La mattina e la sera pratico a letto Shavasana, puntando in particolare al rilassamento di braccia, spalle e schiena, per dare equilibrio e serenità a tutto il corpo.
TRE MESI DOPO L'INCIDENTE, la fisioterapia è finita: il braccio è bloccato. Resta rattrappito, con la mano a penzoloni, e al mattino lo sento quasi paralizzato. I medici dicono che ho ben collaborato ma il gomito è la tomba, ect etc…. Ogni incontro con lo specchio quasi mi fa piangere, e sono profondamente arrabbiata, oltretutto non corro quasi da un anno, per un problema ai metatarsi. Posso solo respirare e pensare che è ora di fare sul serio con lo yoga.
SEI MESI DOPO L'INCIDENTE, il braccio inizia a rinascere: riesco a fare il Saluto rovesciato!!! Resta il senso di paralisi al mattino e ancora mancano 20 cm per toccarmi la spalla con la mano.
Ma con ogni chiusura c’è possibilità di una nuova apertura: con l’amica istruttrice Alida Mazzaro inizio una pratica intensa e continua di Yoga Kundalini, dove le braccia sono centrali non solo per le asana, ma anche per la meditazione. Inizio a dedicarmi anche a quest'altro aspetto dello yoga, importante per me che voglio “salutare il passato”. Alida mi guida, e il gomito mi segue nel percorso… e piano piano non si notano più le differenze. Soprattutto, la giornata inizia col il braccio non più contratto.
NOVE MESI DOPO L'INCIDENTE, festeggio con il Saluto Rovesciato nella posizione dell'Albero: equilibrio e slancio verso l'alto, verso i sogni, perché il passato è alle spalle. Lo yoga, da cross training per la corsa, inizia a diventare un’attività fisica centrale. Continuo con lo yoga Kundalini anche per due ore al giorno, sento la mia posizione allinearsi. Correndo, mi rendo conto che alzo di più le ginocchia e uso meglio le braccia. Una ciclicità di movimenti, con lo yoga che adesso guida la corsa e mi sostiene nel rimettere a posto definitivamente i problemi dei piedi.
UN ANNO DOPO L'INCIDENTE, Il saluto rovesciato è diventato un inchino, e racchiude serenità e gratitudine per quello che è accaduto e per le opportunità che mi ha dato. Alla visita di controllo finale me la sono vista brutta: l'ortopedico mi ha fatto fare delle vere contorsioni col braccio, non credendo come fosse possibile che io lo usassi completamente! Ho ripreso ad andare in bici senza problema, e paradossalmente la paura di cadere è apparsa in montagna. NOVE MESI DOPO L'INCIDENTE, festeggio con il Saluto Rovesciato nella posizione dell'Albero: equilibrio e slancio verso l'alto, verso i sogni, perché il passato è alle spalle. Lo yoga, da cross training per la corsa, inizia a diventare un’attività fisica centrale. Continuo con lo yoga Kundalini anche per due ore al giorno, sento la mia posizione allinearsi. Correndo, mi rendo conto che alzo di più le ginocchia e uso meglio le braccia. Una ciclicità di movimenti, con lo yoga che adesso guida la corsa e mi sostiene nel rimettere a posto definitivamente i problemi dei piedi.
Perché gli incidenti segnano e lasciano una traccia da seguire. E alla fine, posso dire che non tutti i traumi vengono per nuocere!