Io ho avuto la fortuna di crescere con
lo sport.
I miei genitori erano, in questo campo,
onnivori.
Atletica, calcio, basket, football
americano e tutto il resto.
Chi cresce di sport deve ringraziare il
cielo.
Le possibilità di provare emozioni si
moltiplicano e il ricordo di quelle sensazioni resta per sempre.
Avevo dieci anni quando Pietro Mennea
sbaragliò tutti e scrisse la storia.
Quel 19”72 incantò il mondo ed
estasiò l'Italia.
La mia generazione è l'ultima ad aver
potuto godere di una vittoria e di un primato nella velocità da
parte di un italiano.
Ci mise 19”72 centesimi a percorrere
quei 200 mt e siglò un record mondiale che sarebbe durato 17
anni e che continua ad essere il record
europeo.
Ci volle Micheal Jonhson con un 19” e
66 prima e un Bolt con 19”19 dopo, per farlo abdicare.
Ma se lo vedessimo oggi di fianco a
Bolt non potremmo che convenire che il record è ancora suo.
La differenza di fisico, tecnologia e
sessioni d'allenamento sono abissali.
È stato l'ultimo vero campione umano.
Oggi all'età di 61 anni ha lasciato
questo mondo.
E questo mondo non può che augurargli
buon viaggio dicendogli grazie dei sogni.
Quelli resteranno per sempre.
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