Un’Emozione…GRANDE
Sulla via del ritorno: Pietro dimmi le tue sensazioni che le
devo bloggare, twittare, postare, mettere sul profilo!?! (io profilo a
pennello). Ho mal di gola e la Nani è due scompartimenti più avanti. Nella
carovana si respira un’aria (nel senso proprio del termine) viziata, almeno
nelle retrovie ma un’aria (senso lato) che è un mix di allegria, stanchezza,
gioia e spensieratezza. Si approcciano discorsi seri ma subito stroncati da
interventi scurrili. Qualcuno cerca analisi tecniche serie (mentre si gioca a
sasso-carta-forbice), qualcuno colora unghie altri in fondo provano posizioni
improbabili che magari uscirebbero meglio in altri contesti. I discorsi si
fanno strampalati e la finezza tocca il fondo. A volte questo gruppo variopinto
mi fa venire in mente il branco dell’era glaciale e ho la sensazione di
trovarmi su una barca in balia delle onde…ma se terrete questo spirito non
affonderà mai.
Sabato 8.15: caffè e via. Sosta a Senigallia e arrivo al
Palas. L’aria fuori è gradevole…chissà dentro…e invece no! Apro la porta e
l’emozione si presenta. Vedo anziani, anche molto anziani, correre, saltare e
lanciare con l’entusiasmo, la grinta e la passione dei veri amatori. La gara si
avvicina e l’emozione aumenta. Riscaldamento e attesa. Attesa e poi attesa.
Aldo mi precede e
quando lo vedo ai blocchi viene un blocco anche a me: ci siamo allenati
insieme
ed è come se fossi laggiù anch’io. Non so il suo tempo ma
sono contento per lui: ora è un uomo libero. Ora tocca a me.
Finalmente la chiamata
alla camera d’appello (per noi iperbarica, mortuaria o di decompressione). In
pista: come previsto ha vinto lei…necessita distrarsi. Sono davanti ai miei
blocchi, ci presentiamo e gli metto subito le mani addosso. Gli altri li
sistemano…io li studio. So che l’aspetto psicologico è fondamentale così provo
una partenza per mettere pressione agli avversari e mettere subito in chiaro le
cose (siete più forti di me). Come previsto la mia gara dura 50 metri dopodiché
impenno e così al fotofinish giungono nell’ordine le mie scarpette verdi
(scelte dalle mie bimbe), anche, petto e viso. Gli ultimi capelli accuseranno
un ritardo pesante dalle chiodate. Anch’io sono libero ma qui l’emozione è
sempre pronta a colpirti. Mi capita di vedere gente che cade sfinita a tre
metri dal traguardo si rialza e ricade senza superarlo: remake di una scena
vecchia di un secolo. Commuovente. Sono quasi le 21 e l’emozione si ripresenta.
Questa volta per colpa del Soxy. Ci siamo visti spesso in questi mesi…se lo
merita tutto. Alle 22.30 finalmente si mangia. Siamo in compagnia di una
simpatica famiglia cardanese stabilitasi laggiù. Si capisce subito che sono
alla buona e allora…galateo addio. Che la razzia abbia inizio. La base per la
staffetta è fatta, resta da ripassare la fase del cambio. Detto fatto: prima di
spegnere le luci (quasi le 2) proviamo l’operazione direttamente nel letto
matrimoniale…Ma la sequenza è sbagliata! Che ci faccio io tra il testimone di
Aldo e quello di Omar?!? Buonanotte…che caldo…
Domenica ore 6.30: con Aldo usciamo. Il piccolo è ancora a
letto ma sveglio. Dobbiamo forzare una porta laterale per uscire in strada.
Corsa in spiaggia, doccia e colazione. Nel mentre mettiamo a punto il piano di
evacuazione. Omar 1°. Io e Aldo giochiamo a ping-pong. La pallina cade Aldo si
abbassa ma…scatta, imbocca le scale ed è secondo alla tavoletta. Finalmente
arriva il mio turno. Per il water è stato un tour-de-force. Lascio la camera:
il povero bagno è in stato di shock. Ore 10 si riparte: 5 a bordo ma 4 presenti.
Saremo in stato di sede vacante fino alle 14 quando torneremo ad avere un
presidente. Decido di tenermi alla larga, tra poco c’è la staffetta. Ma negli
ultimi metri degli 800 subisco un attacco fulmineo e ci risiamo. E’ difficile
trattenere la lacrima quando sai cosa c’è dietro. Ma è ora. Riscaldamento,
solita lunga attesa, veloce passaggio all’iperbarica e siamo in pista. Ed ecco
anche gli altri: 4 bronzi per team. La cosa mi tranquillizza:non c’è gara…e
invece dopo lo sparo, mentre Aldo è in progressione a me progredisce il
Parkinson. Tocca a me…lo stallone irlandese si avvicina…eccolo…30 secondi di
vuoto…Enea è partito…io non sto in piedi. Faccio fatica a riprendermi ma appena
esco dalla pista…[sabato nei 60 prima di noi hanno corso le donne: un
agglomerato di cellule del tipo Africanus femminilis esplode dai blocchi e
chiude in 7.62:giusto tributo del Palas. Dia Amy Fabe] …lei è davanti a me. Le
faccio i complimenti. Mi aspetto un grazie seguito da immediata evaporazione…e
invece no.
Alla mia Famiglia, a una persona Speciale, ai miei Compagni
di viaggio:G
R A Z I E
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