“L’idea del Kilometro Verticale nasce in quella parte della mente di ognuno di noi rimasta fanciulla. E se un bambino vede una montagna immagina di arrivarci in cima, non di girarci attorno” questo l’esordio di Daniele nel parlare della sua specialità sportiva.
“VK è arrivare più veloce possibile sulla vetta. È una metafora, di solito arrivi a un rifugio o a un punto prestabilito. Veloce non vuole dire solo correre. La maggior parte delle volte non riesci a farlo per la pendenza o il terreno, ci arrivi solo camminando il più in fretta possibile.
“VK è arrivare più veloce possibile sulla vetta. È una metafora, di solito arrivi a un rifugio o a un punto prestabilito. Veloce non vuole dire solo correre. La maggior parte delle volte non riesci a farlo per la pendenza o il terreno, ci arrivi solo camminando il più in fretta possibile.
Tecnicamente un km verticale è 1000 m di dislivello in ascesa, con uno sviluppo del percorso che arriva al massimo a 4,500/ 5,000 km. Con pendenze medie che vanno dal 40% al 60% e in alcuni casi oltre. I tracciati di gara sono, nella maggior parte, sentieri escursionistici con diverse caratteristiche: terreni boschivi, “prati alpini” (irregolari e sconnessi, non certamente prati all’inglese) e roccia. In alcuni casi scalini artificiali, scavati nel terreno, oppure pezzi attrezzati con corde. Persino neve.”
Daniele racconta così la sua stagione 2014: “Quest’anno ho fatto tutte e cinque le prove dell’Italy Series:
- 3° Orobie Vertical (Valbondione, BG) : dopo il primo km in piano, 3300 m di scalata verso il rifugio Coca, un nido d’aquila. Il percorso più tecnico, dove si trovano tutte le caratteristiche di terreno che si possono trovare in un percorso di montagna.
- 4° Verticale del Cornon (Tesero, TN), l'unico che nei suoi 4500 m di percorso prevedeva delle piccole discese.
- Gran Sasso d’Italia Vertical Run (Assergi, AQ) , l'unico negli Appennini, l'unico che arriva su un altopiano, Campo Imperatore. Percorso affascinante in 3500 m di sviluppo.
- Cervino Vertical K (Cervinia, Ao), il VK storico alle pendici della vetta su 4 km di percorso. Quello che ho più sentito emotivamente, perché una zona che frequento abitualmente, e perché è stato il riproporre dopo vent’anni il primo Kilometro Verticale in Italia. E poi quando chiedi a un bambino di disegnare una montagna, egli rappresenta nel suo disegno il Cervino, come noi lo immaginiamo un monte, a forma piramidale, quindi, è la montagna per eccellenza.
- 16° Latemar Vertical Kilometer (Predazzo TN), la tradizione del VK trentina. Dei cinque è quello che più mi è piaciuto, per il percorso di soli 3200 m, per l’ultimo pezzo su roccia, e per l’emozione di correre nel territorio dove è più diffusa questa specialità.
In questi ultimi anni, i VK sono triplicati, e la tendenza è di farli sempre più brevi per renderli maggiormente spettacolari al pubblico e divertenti per l’atleta, che normalmente predilige percorsi muscolari, con pendenze estreme.
Quest’anno c’è stata l’edizione zero del VKE (Vertical Kilometer Extreme) di Prali (To), una nuova proposta verso l’estremo, 1700 m di prato, l'unico non ricavato da un sentiero già esistente, disegnato appositamente per la gara, con scalini scavati nel terreno e con la pendenza media del 63%. Un'ottima edizione zero, che ci ha fatto sentire tutti a nostro agio.
Quest’anno c’è stata l’edizione zero del VKE (Vertical Kilometer Extreme) di Prali (To), una nuova proposta verso l’estremo, 1700 m di prato, l'unico non ricavato da un sentiero già esistente, disegnato appositamente per la gara, con scalini scavati nel terreno e con la pendenza media del 63%. Un'ottima edizione zero, che ci ha fatto sentire tutti a nostro agio.
Tanto per rendere comprensibile a chi non mastica montagna, secondo me una gara di questo genere è paragonabile a un 100 metri piani in pista, e non semplicemente perché è la gara più breve. Ma perché di per sé un VK è una gara muscolare, di potenza”.
P.S. Chiudo con qualche pensiero da “vestale” (come mi ha definito la nostra vice presidente!), visto che ho accompagnato Daniele a tutte le sue gare del 2014. Ripenso all’elicottero che portava le borse col cambio al traguardo, non essendoci altra via che il sentiero. Rivivo il paradosso della gran fatica per il ritorno sullo stesso percorso, lentissimo per via della pendenza in discesa. Rivedo l’immenso sorriso di Daniele, un attimo dopo aver raggiungo il traguardo, che conferma come sia veramente una gara che porta la felicità totale dei bambini. Risento i discorsi dei “verticalismi”, fatti di complicità più che di competizione o senso di sfida. Mi ha colpito il potenziale vincitore di Prali, ritiratosi per un malore, che vedendo Daniele gli ha chiesto come fosse andata la sua gara . Posso dire che questa stagione di Daniele è stata per me un privilegio, perché mi ha portato in un mondo così unico e speciale. Ecco, forse ho scritto questo post scriptum, solo per comunicarvi queste mie sensazioni…
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