La propria strada non è facile da
trovare.
Non tutti ci riescono.
Ancora più difficile è trovarla da
piccini e da piccini saperla riconoscere.
Lui l'ha riconosciuta.
Era il 1982.
Anno fantastico per lo sport italiano,
l'anno di Tardelli, Paolo Rossi e Zoff.
L'anno dei mondiali.
Mi piace l'idea che la sua carriera da
podista sia nata in quei dodici mesi di assoluta grazia sportiva.
Aveva 8 anni e la sua strada fu subito
chiara: era fatta di campi, strade bianche e argini da correre tutti
d'un fiato.
Piccino ed esile, è stato il più
piccolo tra sviluppati precoci per anni, quando sei mesi di
differenza e dieci centimetri contano tanto.
Ma non più del cuore.
Ha aspettato poco, e già due anni dopo
arrivò quarto ai campionati italiani campestri di categoria e
incominciò così a tastare il terreno.
L'anno seguente, sempre ai campionati
italiani, arrivò primo, foto lo confermano, ma diedero la vittoria
all'atleta di casa.
Niente recriminazioni, solo una giusta
delusione per un bambino che sceglieva le gare con un criterio
personale molto chiaro: quelle con in premio prosciutti e salami
prima di tutto.
Ma è, ed è sempre stato, un lottatore
e quindi, dall'anno successivo, ci furono solo medaglie d'oro.
Quattro anni di maglie iridate e
vittorie.
In questi anni venne a contatto con
grandi allenatori a livello nazionale e campioni che, nelle stagioni
a seguire diventarono un orgoglio italiano, Pizzolato, Laura Fogli e
tanti altri.
E questo gli ha insegnato che niente da
risultati e soddisfazioni quanto l'impegno, la correttezza e la
lealtà.
Un infortunio prima, che lo porta a una
battuta d'arresto e la vita poi, coi i suoi problemi, lo lasciano
orfano di una passione vera e intensa che fino a quel momento aveva
scandito tutta la sua vita.
Non ricorda una domenica mattina a
poltrire nel letto prima dei sedici anni, e non la rimpiange, è nato
per correre e quello doveva fare.
Lo stop è stato lungo diciassette
anni.
Ma quando è il cuore a comandare basta
poco e prima o poi ritorna a farsi sentire.
Da allora sono passati quattro anni:
era il primo febbraio 2009, 101 giorni dopo aver smesso di fumare.
E fece 5, 2 km.
Da allora ha tutto registrato.
Chilometri percorsi, tempi, riprese,
statistiche: una cosa da folle
Il primo pettorale della nuova vita fu
spillato a giugno: 6,3 km in 23,59 min.
Una nuova vita, in una nuova società,
incontrando nuovi amici.
Una ripresa fatta di record, medaglie
di bronzo e d'argento, di vittorie e di chilometri.
Ma la voglia di costruire qualcosa di
suo in questo mondo è diventata urgenza e da domattina anche realtà.
Domani la sua società, la nostra
società, sua e di tutti quelli che hanno creduto in lui, debutterà
sui campi di gara.
E chi non debutterà domani lo farà
nelle prossime settimane.
Posso solo immaginare cosa si possa
provare a vedere persone in cui credi correre con una maglia
riconducibile a te.
L'emozione sarà tanta, forse ancora di
più che se quella maglia la indossasse lui.
Correte ragazzi, correte come sapete,
non importa se lo farete al massimo delle vostre possibilità o solo
per divertirvi.
Una sola cosa sarà importante: quella
maglia deve rendervi fieri, fieri di far parte di un gruppo di
persone che con voi potranno dire “io quel primo anno c'ero”.
Stefania Visentini Zampini
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